Comunicato stampa di «Diritto senza frontiere» Berna, 16 settembre 2014
Sia lo Stato che le imprese devono assumersi degli obblighi. Questa è la conclusione del Simposio annuale “Diritto senza frontiere” seguito da quasi 200 participanti dell’economia, della scienza e della società civile.
I diversi relatori hanno discusso i metodi per garantire che le imprese svizzere rispettino i diritti umani e l’ambiente ovunque nel mondo
Antoinette Hunziker-Ebneter, CEO di Forma Futura Invest AG ed ex presidente della Borsa svizzera, ha aperto il terzo simposio annuale della coalizione «Diritto senza frontiere» dichiarando: «C’è un dovere morale e giuridico di rispettare e promuovere i diritti umani. Questo dovere vale anche per le multinazionali e si deve poterlo far valere in via giudiziaria». Dopo queste vibranti parole di benvenuto, Elizabeth Umlas, scienziata ed esperta di lungo corso delle problematiche legate alle imprese ed ai diritti umani, ha analizzato i punti di forza e di debolezza delle iniziative volontarie. Ha affermato che le iniziative volontarie di Responsabilità Sociale e Ambientale (RSA) delle imprese possono, in alcuni casi, essere un complemento significativo alle regole giuridiche, ma che non possono sostituirle. Elizabeth Umlas ha criticato come illegittimo il lobbying delle imprese e delle associazioni economiche contro le regole vincolanti.
In seguito, Silvie Lang della campagna Clean Clothes e Philipp Jennings d’UNI Global Union hanno presentato un caso concreto: il crollo delle fabbriche tessili in Bangladesh nell’aprile 2013. Philipp Jennings ha mostrato i tragici effetti di un’insufficiente autoregolamentazione. Ha sottolineato che, con l’accordo sulla sicurezza dopo Rana Plaza, si è entrati in una nuova era, aprendo la porta a misure vincolanti. Ora esistono nel Bangladesh almeno ispettori indipendenti e un piano d’applicazione. Jennings ha chiesto perché Migros e Coop non abbiano firmato l’accordo sulla sicurezza. Silvie Lang ha fatto il collegamento con la Svizzera, ricordando che molte imprese internazionali della moda, tra le quali Charles Vögele, Triumph o Tally Weijl, hanno la loro sede in Svizzera.
Christoph Brunn dell’Oeko-Institut di Darmstadt ha presentato i risultati di IMPACT, il più importante studio europeo mai realizzato sugli effetti della RSA. Ha sostenuto un maggiore orientamento sugli effetti societari delle attività delle imprese, sia nelle RSA che nella politica. È arrivato alla conclusione che le misure volontarie e la regolamentazione vanno di pari passo.
La seconda parte del simposio è stata dedicata ad una tavola rotonda. «Conviene rivedere la nozione di rischio, passando da una definizione incentrata sull’impresa a una visione orientata sulle popolazioni toccate», ha dichiarato Elizabeth Umlas. «Un tale cambiamento è, insieme alla trasparenza sui problemi riscontrati, una delle condizioni perché la RSA porti dei frutti», ha ribadito Matthias Leisinger, Head of Corporate Responsibility di Kuoni. Frédéric Chenais, della Divisione Sicurezza umana del DFAE, ha affermato che: «Non è nell’interesse della Svizzera giocare un ruolo precursore sul piano internazionale, in quanto il pericolo che le imprese se ne vadano è troppo grande». Andreas Missbach della Dichiarazione di Berna ha risposto, esempi alla mano, che: «i progressi realizzati in materia di diritti umani e imprese sono stati realizzati perché i governi hanno preso posizione, trascinando altri Stati nella loro scia».
Per concludere, Manon Schick, direttrice di Amnesty International, ha dichiarato: «La palla è ora nel campo del Parlamento. Se le misure proposte non sono sufficienti, per la coalizione “Diritto senza frontiere” rimarrà la possibilità di scendere in campo con un’iniziativa popolare».